Showroom
Hanno preso una cucina dalla casa di non so chi,
l’han scavata forse con gli stessi cucchiaini che hanno
tolto dai cassetti,
e gli oggetti
li han rimossi forse come si fa sulle scrivanie
quando son disordinate, più confuse delle idee.
Sogno spesso di scoprire che la casa di non so chi
poi è la mia,
e così sia:
resterei impietrito rintronato rassegnato in piedi,
a fissare senza un senso il cratere di un espianto.
La mia cucina vuota accanto ad altre di non so chi
forse andrei a vederla solo per saper che effetto fa
guardarmi da fuori
fra i pallori
delle luci fioche accese del negozio quando è chiuso.
E anch’io, fioco
non mi spengo mai ma servo a poco.