Come migliorare la tua scrittura con gli effetti speciali

Marco Vezzaro
7 min readSep 22, 2020

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Dopo aver superato il blocco della scrittura, con l’aiuto della tecnica vista nello scorso articolo, o magari anche solo con un Negroni, è ora di tornare sulle parole scritte. Che sia un copy breve, una mail lunga o un racconto, rileggere e editare è un’operazione fondamentale per aggiungere il vero tocco di magia al testo, e molto spesso si può fare con poco.

Ci sono infatti alcune tecniche che si basano sui fondamentali della lingua. E, in effetti, nella scrittura un po’ come nella musica, l’infinito dell’espressione ha origine da pochi, semplici elementi, combinati bene tra loro con padronanza, gusto, e soprattutto esercizio. Vediamone alcune:

I consigli che presento qui, e che chiamo effetti speciali, si possono riassumere essenzialmente in pochi moniti, messi in fila.

Di’ la cosa giusta, nel momento giusto, con la giusta inquadratura, con il giusto peso.

Avremo modo di riflettere sul concetto di “giusto”, che nella scrittura dipende dalla vostra sensibilità, dalla funzione e destinazione del testo che state scrivendo, dal tono di voce adottato. Quindi quelli che trovate rispondono al mio concetto, e sono del tutto aleatori.

Di’ la cosa giusta

L’Italiano ha una fortuna, che è anche poi la principale croce di chi cerca di impararlo: la ricchezza lessicale. Dal punto di vista dell’editing e del copywriting, la ricchezza del lessico italiano è sempre stata un grande aiuto per uscire da situazioni complicate, per differenziare testi, lavorare di fino e sul dettaglio.

Imparare a costruire uno spettro lessicale per scegliere la parola più adatta al nostro caso è un processo che già facciamo mentalmente quando scriviamo, ma che possiamo portare in superficie consapevolmente, per ottenere migliori risultati.

Poniamo di dover trovare un sinonimo al termine Bello, una parola che come l’urna della pesca di beneficenza contiene al suo interno decine e decine di bigliettini con sfumature più specifiche. Il primo passaggio utile da fare è usare uno strumento che accompagna chi scrive da secoli: il dizionario dei sinonimi e contrari, che per fortuna oggi esiste anche in versione digitale. Io uso sinonimi.it perché è fornito e facilmente navigabile: ogni singola voce è cliccabile e aiuta ad approfondire la ricerca.

Il problema è che il dizionario non sa a cosa ci serve la parola, e ci restituisce termini in ordine casuale, che starà a noi ordinare secondo la nostra sensibilità.

Partendo da una situazione come questa

ciò che faccio io è ordinare i sinonimi in una sorta di quadrato semiotico semplificato, per aiutarmi a scegliere quello che mi è più utile.

Su un asse dispongo i termini da quello più adatto a un contesto ideale a quello più concreto. Sull’altro li metto in ordine di “registro”, quindi dal più colloquiale e “basso”, a quello più “alto” e ingessato. A quel punto dovrei avere le idee più chiare su come risolvere la banalità di questo testo:

Mi basterà sostituire il termine con quello che ci sta meglio, proprio come si fa con un colore o con una nota in scala.

Nel momento giusto

Cambiando l’ordine

Dopo aver giocato col lessico, è ora di giocare con la sintassi. Se l’analisi logica e del periodo non vi sono mai piaciute a scuola, forse questa tecnica vi risulterà più antipatica o meno evidente, ma saper mischiare le parti della frase per dare un effetto del tutto diverso anche al ritmo temporale della frase può cambiarvi le carte in tavola, quindi vi consiglio di tornarci su.
Un po’ come quando si arreda, una stanza può dare un senso di soffocamento o di benessere con gli stessi identici elementi, solo in disposizioni diverse.

In questo esempio, la prima frase (o il primo copy) segue l’ordine canonico, con la principale in apertura, seguita dalla temporale. È la soluzione più logica, ma anche la più statica. Con una semplice inversione, che vediamo nella seconda frase, riuscite a sentire quel secondo interminabile che passa e che si infrange sulla virgola, e sul suo “sì”? Dare l’informazione più importante in chiusura aumenta sempre la suspence, tenendo il lettore incollato. Lo fanno nei gialli, perché non provarci noi?

Con le congiunzioni

Un altro elemento sintattico e del periodo che può aiutarci a dare un effetto particolare sono le congiunzioni, e dunque le proposizioni coordinate, ovvero quelle che vengono messe sullo stesso livello della principale, come importanza dell’informazione. La coordinata esiste a prescindere dalle congiunzioni, che si possono esplicitare o eliminare, a seconda dell’effetto che vogliamo ottenere. In questo primo esempio

ho rubato la promessa nuziale per scrivere un copy. L’ho leggermente modificata (anche se non ne esiste una versione unica) marcando tutte le congiunzioni. In questo modo, si dice, ho coordinato per polisindeto, in modo da creare un effetto musicale cantilenante. Se provate a marcare il ritmo della frase con il dito vi verrà una specie di movimento sinusoidale, più dolce.

Se invece coordinate per asindeto, ovvero eliminando le congiunzioni e usando solo la virgola, con un accostamento brutale, ottenete un effetto più secco e asciutto, ma anche solenne.

Con l’immersione

Questa tecnica io la chiamo “immersione”, ma non la troverete da nessuna parte. Quelli bravi hanno un modo di chiamarla che io non conosco, ma è una cosa molto semplice. Per disorientare il lettore, calarlo in una dimensione temporale differente e immediata, basta introdurcelo all’improvviso, senza preamboli, senza spiegare, tipo così:

Si usa una figura retorica che si chiama ellissi, che consiste nell’eliminare un elemento della frase e darlo per sottinteso. In questo caso è facile capire, se facciamo dialogare il testo con l’immagine, che l’ellissi riguarda una promessa. È stato eliminato “Prometto”, o “Le ho promesso”, il concetto non cambia, e nel momento in cui il nostro cervello riempie lo spazio vuoto con la sua memoria siamo già coinvolti nella storia, la nostra empatia ha iniziato a connettersi con il testo. In una parola, siamo già immersi in una storia che non conosciamo, ma che ci sembra di aver già sentito da qualche parte.

Con la giusta inquadratura

Il concetto di inquadratura nella scrittura è meno controintuitivo di quanto si pensi, e se siete appassionati di cinema vi sarà di certo più familiare pensare a come si possano ottenere diverse inquadrature usando semplicemente… gli articoli.

In effetti l’articolo determinativo e indeterminativo riescono a influenzare in modo silenzioso ma evidente la frase che scriviamo, soprattutto se è una frase nominale, ovvero privata del verbo (perché sottinteso, o perché non funzionale). Imparare a usare gli articoli in modo cinematografico vi darà delle grandi soddisfazioni.

In questo caso, con l’articolo determinativo, la “camera” va fissa sul primo piano: è IL bacio, proprio quello lì. Sia scrittore che lettore hanno ben presente di quale bacio si parla, non esiste contesto, non esiste setting, la situazione che stiamo riprendendo è protagonista assoluta.

Usando l’articolo indeterminativo invece, la camera fa dei movimenti del tutto differenti. Prima inquadra il contesto, con un volo panoramico, poi scende su un particolare, lo mette a fuoco, e sfoca lo sfondo. Usare l’indeterminativo restituisce un effetto meno perentorio, più sfocato e nostalgico, ma anche più universale, in modo che più persone possano riconoscervisi.

Con il giusto peso

Non sono il primo a dirlo e non sarò certo l’ultimo: eliminare da un testo il superfluo sarà sempre un intervento migliorativo. E le prime vittime degli sfoltimenti sono sempre gli avverbi, in particolare quelli in -mente. Ce li portiamo dietro dalla scuola, dai saggi brevi, li usiamo come riempitivi per il foglio protocollo, li usiamo molto nel parlato, ci sembra che diano ricchezza e autorevolezza alla nostra lingua. Invece sono solo pesanti. In questo articolo ne ho usati molti e, credetemi, editandolo ne ho tolti almeno il doppio. Ma levarli funziona sempre. Potete sempre sostituire un avverbio in -mente con qualcosa, e se ci fate caso il testo risulterà più leggero.

Quell’esattamente lì non aggiunge, è una sottolineatura che non incide sul significato, solo sulla difficoltà di lettura della frase. Eliminandolo la frase respira.

Temo questa volta di essermi dilungato troppo. Se siete arrivati fin qui vi faccio i miei complimenti: siete dei buoni lettori, è la qualità più importante per chi desidera scrivere.

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Marco Vezzaro

Copywriter & Editor | Volevo fare il calciatore ma è troppo tardi, vorrò fare lo scrittore fino a quando non sarà troppo tardi | http://marcovezzaro.com